Il vaccino Covid-19 per le badanti e l’obbligo Green Pass: il punto della situazione
Continuano a moltiplicarsi in tutte le regioni italiane le attività che puntano ad aumentare il tasso di vaccinazione di colf e badanti: lettere aperte, poster e volantini scritti anche nelle lingue dei Paesi dell’Est (da cui proviene la maggior parte delle assistenti domestiche), giornate dedicate alla sensibilizzazione e alla vaccinazione.
Secondo le stime riportate dall’Istituto Superiore di Sanità, l’età media dei deceduti di Covid-19 da inizio pandemia ad ottobre di quest’anno è 80 anni. Una categoria fragile, quella rappresentata dagli anziani, che spesso vive la propria quotidianità a contatto con una badante. Dei 920.722 lavoratori domestici regolarmente iscritti all’Inps, infatti, 219.000 convivono con il proprio datore di lavoro, nel 36% dei casi un anziano con più di 80 anni.
Se ad inizio pandemia l’unica soluzione per proteggere dal contagio gli anziani è stato l’isolamento, oggi esiste una soluzione alternativa: la vaccinazione.
Ma il vaccino è obbligatorio per le badanti? Cosa si può fare se la badante rifiuta di vaccinarsi? E se non presenta il Green Pass? Cerchiamo di rispondere alle domande più frequenti sul tema badanti e vaccino in questo articolo.
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Vaccino colf e badanti: i numeri
Secondo una stima dei primi di novembre di Domina, Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico, dei 219.000 lavoratori domestici conviventi potrebbero essere oltre 50.000 le badanti sprovviste di Green Pass.
Nonostante l’obbligo della Certificazione Verde per il lavoratore, a partire dal 15 ottobre 2021, il 25% del totale delle assistenti domestiche non possiede ancora il Green Pass.
Considerando questo dato, è importante tenere a mente che il 38,2% del totale delle colf e delle badanti proviene dai Paesi dell’Est europeo come Romania, Ucraina e Moldavia. Paesi, questi, in cui il tasso di vaccinazione della popolazione è ancora bassissimo e dove, in ogni caso, la vaccinazione prosegue attraverso la somministrazione del siero russo Sputnik non ancora riconosciuto dall’Agenzia europea del farmaco (Ema) e che fino a poco tempo fa non dava diritto al Certificato verde.
I vaccini non riconosciuti dall’Agenzia europea del farmaco
In effetti, secondo Coldiretti, almeno 180 mila lavoratori stranieri non potevano ricevere il Certificato verde perché immunizzati con il vaccino russo Sputnik. Un problema che diverse organizzazioni avevano messo in luce a partire dai giorni precedenti l’obbligo Green Pass per i lavoratori, nella consapevolezza del caos che si sarebbe creato all’interno del settore dell’assistenza domiciliare. La maggioranza delle colf e badanti attualmente impiegate in Italia provengono infatti da paesi che utilizzano vaccini non riconosciuti dall’Unione Europea e dall’Italia, come il russo Sputnik e il cinese Sinovac.
Di recente tuttavia, la Commissione europea ha chiarito la problematica relativa al riconoscimento della validità della vaccinazione con Sputnik definendola una “decisione a livello nazionale”.
Con la circolare del ministero della Salute del 4 novembre si è quindi data risposta a tutte quelle persone che, vaccinate con sieri non autorizzati da Ema, si sono ritrovate a dover fare tamponi per ricevere il Green Pass con cui recarsi al lavoro. Secondo la Circolare, a queste persone sarà sufficiente sottoporsi a una dose “booster” aggiuntiva, una dose di richiamo, con uno dei due vaccini a mRna (Pfizer o Moderna) a partire dal 28° giorno fino ad un massimo di 6 mesi dal completamento del primo ciclo di vaccinazioni. Nel caso in cui si sia superata la soglia dei 6 mesi, la badante potrà ottenere il Green Pass sottoponendosi ad un ciclo completo con uno dei vaccini autorizzati dall’Agenzia europea del farmaco.
Prenotazione vaccino per badanti
La prenotazione vaccino per badanti segue le procedure standard che tengono conto di un ordine di priorità derivato dal rischio malattia, dall’età, dai tipi di vaccino e dalla loro disponibilità.
Per semplificare la prenotazione della vaccinazione attraverso le piattaforme di prenotazione regionale, il Governo ha presentato l’elenco completo e le relative informazioni aggiuntive in sul proprio sito ufficiale.
In termini generali, in ogni caso, le prenotazioni possono avvenire attraverso i portali online o chiamando i Call Center e i centri abilitati della propria regione.
Nel caso in cui la badante sia interessata alla vaccinazione con la dose “booster” da integrare al ciclo effettuato con un siero non riconosciuto da Ema, sarà importante portare con sé al centro vaccinale il certificato che attesta la vaccinazione avvenuta all’estero.
Vaccino obbligatorio per le badanti?
Scoperto come procedere con la prenotazione del vaccino per le badanti, passiamo a considerare una delle domande più frequenti rivolte dalle famiglie che hanno assunto una lavoratrice domestica: il vaccino è obbligatorio per le badanti? Facciamo subito chiarezza: per colf e badanti il vaccino non è obbligatorio. Non trattandosi infatti di personale sanitario ma di lavoratori domestici, a colf e badanti si applica l’art. 32 della Costituzione che, al secondo comma, recita: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge […]”.
Insomma, per le badanti il vaccino non è obbligatorio e non è possibile costringere la propria badante a vaccinarsi.
Colf e badanti: nessun obbligo vaccino, sì invece all’obbligo Green Pass
A partire dal 15 ottobre è scattato l’obbligo per tutti i lavoratori (colf, badanti e tutta la categoria dei cosiddetti “caregiver” inclusi), della Certificazione verde per accedere al luogo di lavoro.
Colf e badanti possono ottenere il Green Pass:
- Sottoponendosi a una o due somministrazioni di vaccino con siero riconosciuto da Ema
- Sottoponendosi alla dose booster con siero mRna tra i 28 giorni e i 6 mesi dalla conclusione del ciclo di vaccinazione con siero non riconosciuto da Ema (come il russo Sputnik)
- Con un tampone molecolare negativo effettuato nelle ultime 72 ore
- Con un tampone antigenico rapido negativo effettuato nelle ultime 48 ore
- Essendo guarite da Covi negli ultimi 6 mesi
- Esibendo una certificazione di esenzione all’obbligo vaccinale
Le risposte del Governo alle domande su badanti e vaccino
Di recente il Governo ha pubblicato le nuove FAQ, le risposte alle domande più frequenti relative al vaccino Covid-19 e all’obbligo del Certificato verde per i lavoratori. Tra queste, diverse sono quelle che si riferiscono alla questione badanti e vaccino considerando le conseguenze a cui va in contro la badante che non possiede il Green Pass e le soluzioni che può mettere in atto la famiglia dell’assistito.
Che la Certificazione verde venga ottenuta dalla badante dopo la somministrazione del vaccino o dopo l’esito negativo di un tampone, ciò che rimane è che il Green Pass è un requisito imprescindibile per lavorare. Per il Governo, infatti, la badante sprovvista di Green Pass non potrà accedere al lavoro; ancor più, la badante convivente sarà costretta a lasciare l’alloggio così da salvaguardare il diritto della persona assistita di poter usufruire dell’assistenza ricorrendo ad un altro lavoratore. Essendo infatti il vitto e l’alloggio delle prestazioni in natura a titolo retributivo, il datore di lavoro non dovrà corrisponderle nel momento in cui la prestazione lavorativa non può aver luogo.
Riassumendo, la famiglia dell’assistito o l’assistito stesso a seconda delle situazioni, in quanto datori di lavoro, avranno la possibilità di sospendere la badante fino a quando questa non presenterà un Certificato verde valido. Dal primo giorno e per tutto il periodo di sospensione, la famiglia non sarà tenuta a versare né i contributi né lo stipendio alla badante sprovvista di Green Pass.
Situazione diversa è invece quella di una badante convivente che risulti positiva al Covid. In questo caso, infatti, ha la meglio l’obbligo che si applica a qualsiasi persona risultata positiva al test Covid-19, ovvero quello di non allontanarsi dalla propria abitazione durante tutto il periodo di quarantena. La badante che risulta positiva al Covid non potrà quindi essere allontanata dalla casa in cui vive.
Cosa fare se la badante non vuole vaccinarsi e non possiede il Green Pass
Stando alle FAQ del Governo, una badante sprovvista di Green Pass dev’essere sospesa fino alla presentazione del Certificato verde ma mantiene il diritto alla conservazione del posto di lavoro e non può quindi essere licenziata. Tuttavia, la natura fiduciaria del rapporto di lavoro domestico, che non prevede alcun vincolo di stabilità, rende il licenziamento una possibilità concreta.
Il datore può infatti interrompere il rapporto di lavoro in qualsiasi momento senza necessità di precisare le motivazioni all’origine della scelta. Il licenziamento di colf e badanti, di cui abbiamo scritto nel dettaglio in questo articolo, può avvenire “ad nutum”, ovvero senza fornire motivazione e senza giusta causa, senza dover rispettare la forma scritta e con l’unico vincolo del preavviso. Il preavviso di licenziamento dev’essere:
- 8 giorni per i lavoratori con contratto di lavoro con orario fino a 25 ore settimanali e con meno di 5 anni di anzianità
- 15 giorni per lavoratori con contratto di lavoro con orario fino a 25 ore settimanali ed anzianità superiore ai 5 anni
- 15 giorni per i lavoratori con contratto di lavoro con orario superiore alle 25 ore settimanali e anzianità di almeno 5 anni
- 30 giorni per i lavoratori con contratto di lavoro con orario superiore alle 25 ore settimanali e anzianità superiore ai 5 anni
Insomma, la non vaccinazione o l’assenza del Green Pass non possono essere causa di licenziamento. È altrettanto vero però che il datore di lavoro, secondo il contratto di lavoro domestico, può interrompere il rapporto in caso di circostanze che giudica non più idonee alla propria situazione. Ciò si applica quindi anche alle badanti che non vogliono vaccinarsi considerando che l’immunizzazione dell’assistente familiare potrebbe essere ritenuta fondamentale dalla famiglia dell’assistito. In ogni situazione in cui il rapporto di fiducia tra badante e famiglia dell’assistito viene meno, il licenziamento è infatti ammesso.
Esistono tuttavia all’interno del contratto per colf e badanti alcune soluzioni alternative che meritano di essere prese in considerazione perché mantengono valida la possibilità di assumere badanti sostitutive. Si tratta, ad esempio, dei permessi e delle ferie anticipate e della sospensione del contratto per periodi più o meno prolungati.
Leggi qui le esperienze delle nostre famiglie.
Badante e Green Pass: chi controlla?
Il Decreto del 12 ottobre firmato dal Presidente del Consiglio Draghi stabilisce le modalità di verifica del Green Pass in ambito lavorativo. Nel caso di colf e badanti, il datore di lavoro coincide con la famiglia dell’assistito ed è quindi la famiglia stessa a dover verificare la validità del Certificato verde della badante.
Il controllo avviene attraverso l’uso dell’app offerta dal Governo italiano, Verifica C19, che permette di scansionare i QR code associati al Green Pass riconoscendo la validità del Certificato senza fornire indicazioni personali.
Questa soluzione rappresenta un aspetto molto critico, soprattutto perché si applica ad una platea di datori di lavoro spesso anziani che difficilmente si sentono a proprio agio con la tecnologia. Che si possa in futuro vagliare la possibilità di attivare un numero verde per permettere agli anziani di controllare la validità della Certificazione verde della propria badante? Questa, se non altro, è la soluzione ipotizzata da Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina
Ricordiamo che se la badante non possiede il Green Pass o si rifiuta di esibirlo non può accedere al luogo di lavoro e la famiglia può sospenderla bloccando il versamento dello stipendio fino alla presentazione del Certificato verde. Al contrario, se la badante si trova al lavoro senza Green Pass, anche la famiglia, in quanto datore di lavoro, incorre in pesanti sanzioni che vanno dai 400 ai 1000€ che diventano una cifra compresa tra i 600 e i 1500€ per la lavoratrice stessa.