Concedere la residenza alla badante: quando è obbligatorio e come si fa
Quando si tratta di assumere una badante o una colf, è necessario prendere in considerazione tutta una serie di variabili. Livello di inquadramento, competenze, mansioni, orari di lavoro, esperienza pregresse e regime di lavoro, convivente o non convivente con l’assistito, sono solo alcuni dei fattori che incidono sulla contrattualità. Nel caso delle badanti conviventi, una questione che spesso genera confusione riguarda l’obbligo di residenza. La badante deve trasferire la propria residenza presso l’abitazione del datore di lavoro, o le è sufficiente modificare il domicilio? Questa domanda è una tra le più comuni quando si tratta di procedere con l’assunzione di una badante, perché porta le famiglie ad interrogarsi rispetto ai potenziali rischi di questa decisione.
In questo articolo approfondiremo il tema della residenza della badante convivente andando a individuare i casi in cui il datore di lavoro è obbligato a concedere la residenza alla lavoratrice domestica, e vedremo quali sono i documenti e i passaggi da compiere per regolarizzare la nuova residenza.
Dare la residenza alla badante convivente: è davvero un obbligo?
La prima preoccupazione di una famiglia quando deve affidarsi a una badante convivente è spesso la questione della residenza. “Devo dare la residenza alla badante convivente?”, e “Meglio optare per la residenza o per il domicilio?” sono solo due delle domande più frequenti che ci vengono poste. Per rispondere al meglio, cerchiamo di chiarire cosa dice la legge italiana a riguardo.
Partiamo da un’informazione fondamentale: quello dell’obbligo di residenza delle badanti conviventi è in realtà un falso mito: la legge, infatti, non prevede una disposizione di questo tipo da rispettare. Nonostante sia pratica comune per le famiglie concedere alla badante la residenza presso l’abitazione dell’assistito, l’obbligo sussiste solo quando la badante non ha già un’altra residenza nel territorio italiano.
Detta semplicemente, se la badante ha già residenza altrove (in Italia), non esiste alcun obbligo di procedere con il trasferimento della residenza nella casa presso la quale lavora; basta optare per una nuova domiciliazione. Perché una badante possa infatti figurare nel rapporto di lavoro domestico come lavoratrice convivente, è sufficiente abbia una residenza italiana ai fini dell’iscrizione all’INPS.
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Badanti conviventi e residenza: ecco quando concederla
Come abbiamo anticipato, l’iscrizione all’INPS della badante richiede l’indicazione dell’indirizzo di residenza della collaboratrice. Senza questa informazione, infatti, il contratto di lavoro non può essere registrato e risulterà quindi non valido.
Se in alcuni casi, come abbiamo visto sopra, il domicilio della lavoratrice è più che sufficiente, esistono circostanze specifiche in cui la residenza diventa invece un obbligo. Nello specifico, il datore di lavoro non può esimersi dal concedere la residenza alla propria badante:
- Quando la badante non ha altra residenza in Italia;
- Quando la badante ha ancora residenza presso il datore di lavoro precedente, con il quale ha cessato il rapporto.
Cosa fare se la badante è straniera
Quando si deve assumere e regolarizzare una badante straniera convivente, è importante sapere come gestire la questione della residenza e del contratto di lavoro domestico. Ad esempio, è possibile stipulare un regolare contratto di lavoro se la badante ha residenza all’estero?
Una badante straniera può essere assunta regolarmente se:
- Possiede residenza presso uno stato dell’Unione Europea ed è provvista di domicilio in un comune italiano. Questa condizione però è valida solo per 3 mesi, dopo i quali la badante è invece obbligata a iscriversi all’anagrafe e a fare richiesta di residenza in Italia.
- Possiede residenza presso uno stato extracomunitario e ha fatto richiesta di nulla osta allo sportello unico per l’immigrazione. Anche in questo caso, tuttavia, il nulla osta ha validità di soli 3 mesi.
Considerato quanto detto, il consiglio è di procedere tempestivamente con l’iscrizione all’anagrafe e con il passaggio della residenza in Italia, sin dall’inizio del rapporto di lavoro. Questo perché evitare le condizioni provvisorie stabilite per legge aiuta enormemente la gestione burocratica del rapporto di lavoro e garantisce maggior tutela al datore.
Concedere la residenza alla badante convivente: rischi e vantaggi
Ora che abbiamo visto la differenza tra residenza e domicilio e abbiamo approfondito i casi in cui la residenza si fa obbligatoria, non resta qui che capire quali sono le conseguenze della concessione della residenza alla badante. O, detta altrimenti, quali sono i vantaggi e quali i rischi?
Partiamo da un’informazione chiave: la residenza non aggiunge alla badante alcun diritto. Contrariamente a quel che si potrebbe pensare, infatti, la badante convivente con residenza non entra nello stato di famiglia dell’assistito e non può nemmeno prolungare la propria residenza contro la volontà della famiglia. All’anagrafe, la badante risulta infatti semplicemente come domiciliata nell’abitazione, e la convivenza sarà a tutti gli effetti considerata correlata al rapporto di lavoro.
Detto questo, concedere la residenza alla badante può essere estremamente comodo per diverse ragioni: al di là dell’aspetto puramente pratico legato all’assistenza dell’anziano, la residenza assicura anche di ottimizzare alcuni aspetti burocratici. Uno fra tutti, l’obbligo per la lavoratrice domestica regolarmente iscritta all’anagrafe di avere un proprio medico di riferimento.
Come cambiare la residenza
Quando una badante decide di trasferirsi presso l’abitazione dell’assistito, potrebbe essere necessario modificare la propria residenza. Ecco cosa occorre fare e quali documenti sono richiesti.
Per effettuare il cambio di residenza, la badante deve presentare i seguenti documenti:
- Fotocopia fronte e retro del documento d’identità (o del permesso di soggiorno, se la badante è straniera).
- Fotocopia fronte e retro della tessera sanitaria.
- Conferma della richiesta da parte del proprietario dell’immobile.
- Fotocopia dell’eventuale patente e del libretto di motocicli o autoveicoli.
La procedura per il cambio di residenza prevede di recarsi presso il comune della nuova dimora e rivolgersi allo sportello dedicato. Qui sarà necessario compilare il modulo apposito.
È importante rispettare la tempistica: la badante straniera senza residenza sul territorio, può rimane in Italia per un periodo massimo di 90 giorni. Il consiglio, in questo caso, è di concedere la residenza una volta decorso il periodo di prova di 30 giorni.
Inoltre, al datore di lavoro spetta l’onere di comunicare la cosiddetta dichiarazione di ospitalità”, obbligatoria per tutte le badanti in regime di convivenza. Entro 48 ore dall’inizio del rapporto di lavoro, il datore deve dunque comunicare all’autorità di pubblica sicurezza:
- Le proprie generalità.
- Le generalità della badante.
- Gli estremi del passaporto o del documento d’identità.
- L’esatto indirizzo dell’immobile dove la badante è ospitata e presta servizio.
I diritti della badante convivente
Quali sono i diritti garantiti dalla legge alla badante convivente? La legge 1228/1954 stabilisce che la collaboratrice convivente ha diritto a vitto e alloggio.
In pratica, questo significa che alla badante convivente dovranno essere garantiti una camera e uno spazio personale dignitoso, oltre a tre pasti al giorno (colazione, pranzo e cena) e ai beni di prima necessità.
Per approfondire il tema del vitto e dell’alloggio della badante secondo quanto stabilito dal CCNL, leggi questo articolo.
Residenza badante: cosa succede quando termina il rapporto di lavoro?
Quando il rapporto di lavoro con la badante giunge al termine, il datore di lavoro ha alcune responsabilità da adempiere. Il datore di lavoro, o un suo erede o delegato, deve infatti:
- Comunicare la cessazione del contratto all’INPS;
- Recarsi presso l’ufficio anagrafe del Comune e informare che l’ex dipendente non risiede più presso l’abitazione.
Per la cancellazione della residenza dell’ex dipendente, il procedimento amministrativo d’ufficio può durare fino ad un anno. Durante questo periodo, il Comune verificherà l’effettivo allontanamento dell’ex-residente.
Al contrario, se invece è la badante a richiedere il cambio di residenza, magari perché ha trovato un nuovo datore di lavoro, la cancellazione della precedente residenza è istantanea.
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